La coppia nasce e si origina da bisogni ancestrali di attaccamento e di protezione ed è essenziale in un percorso sano di crescita e di sviluppo della personalità e delle relazioni. Precisamente, il termine “coppia”, viene inteso come la congiunzione di due individui che per loro libera scelta hanno deciso di formare una unità, regolata da precise condizioni esplicitate o sottointese. Ogni coppia tuttavia è ben diversa dalle altre, e porta con sé un ideale di amore differente, così come i modi di viverlo e manifestarlo. In generale però, entrambi i partner dovrebbero essere sufficientemente maturi da strutturare un legame solido, seppur in costante cambiamento e ristrutturazione nel corso del tempo e con il mutare delle esigenze e dei bisogni reciproci. Ogni legame reca in sé inevitabilmente delle nebulosità e dei conflitti, che se non gestiti correttamente, possono portare a vere e proprie rotture. Le prime problematiche di coppia generalmente compaiono nel momento in cui termina la fase iniziale di innamoramento simbiotico e idealizzante, tipico delle prime fasi.
Le principali fasi “critiche” per l’equilibrio di una coppia possono riguardare:
– Problematiche connesse ai percorsi di fecondazione assistita, difficoltà legate al concepimento e scoperta di eventuale infertilità.
– La gravidanza e il post-partum
– La crescita dei figli e l’uscita dei figli del nucleo d’origine
– Il tradimento
– La rottura di una relazione, i divorzi e le separazioni
La rottura di una relazione avviene nel momento in cui ci si rende conto di poter ottenere un maggior equilibrio e benessere allontanandosi dal partner. In alcuni casi entrambi i componenti concordano con la decisione, ma nonostante ciò i tempi necessari a metabolizzare la separazione e il lutto che ne consegue generalmente sono diversi. Se la coppia ha avuto dei figli la situazione si complica poiché il rischio è quello di trascinarli all’interno dei conflitti coniugali, di chiedere il loro appoggio e “usarli” anche inconsapevolmente come mezzo di rivalsa nei confronti del partner (“Mi hai tradito e lasciato, ora la bambina non la vedrai più”). In queste fasi appoggiarsi all’aiuto di un esperto è una scelta saggia, necessaria per garantire un miglioramento del proprio benessere e di quello dei propri figli.
La Dipendenza Affettiva
L’innamoramento è uno dei sentimenti più folli che caratterizzano l’essere umano e già gli antichi avevano individuato lo stato dinamico e polare dell’innamoramento. Catullo affermava “Nec tecum nec sine te vivere possum”, (né con Te, né senza di Te posso vivere). L’amore non è mai uno stare, ma sempre un divenire, un ri-nascere e l’innamoramento dura solo quando riesce a rinnovarsi. La cultura popolare ha parlato spesso dell’innamoramento come di “follia dei saggi o saggezza dei folli?” “Pazzi d’amore” si diceva degli innamorati. Un neurobiologo l’ha così definito: “L’amore, momentanea follia” .
Ebbene si, l’innamoramento, per lo meno nelle sue fasi iniziali corrisponde ad una “sana follia”. Superato, però il momento iniziale dell’idealizzazione del partner, caratterizzata dal bisogno ossessivo di sentirlo, averlo vicino, vederlo ecc…la situazione si normalizza, il bisogno di fusione reciproca si riduce e i partner trasformeranno la fase dell’innamoramento in una forma di amore più equilibrata, più stabile e duratura.
Talvolta purtroppo una relazione d’amore può trasformarsi in una vera e propria ossessione e diventare una dipendenza patologica. Le persone che sviluppano questo disturbo spesso presentano un forte deficit nella capacità di gestione e modulazione delle emozioni e nella capacità di stabilire vincoli affettivi significativi con altre persone, a causa di un sottostante modello dell’attaccamento marcatamente insicuro (generalmente di tipo “ansioso-preoccupato” o “ansioso-timoroso”). Il dipendente affettivo di solito presenta:
– Forte necessità di stare con il partner, intolleranza alla solitudine.
– Necessità di approvazione da parte degli altri, così pure come un grande timore del rifiuto e dell’esclusione sociale e di abbandono da parte del partner.
– Notevole difficoltà a dire di “no”: si antepongono continuamente i desideri e i bisogni degli altri ai propri.
– Il dipendente affettivo generalmente occupa una posizione inferiore (one down) nel rapporto di coppia, sebbene questo non escluda che possa succedere il contrario, giacché esiste anche la “dipendenza affettiva dominante”, in cui la personalità dipendente può palesemente assumere una posizione superiore “one-up”, o una posizione solo apparentemente “one down”, che in ogni caso le consente di controllare il rapporto.
– Sentimenti non risolti di colpa, rabbia, risentimento, isolamento e paura. Tutti questi sentimenti provengono dall’infanzia della persona dipendente, e dalle relazioni che si instaurarono con le figure di accudimento principali.
Le relazioni d’amore di persone con dipendenza affettiva sono solitamente molto tormentate e dolorose poiché tendono ad instaurarsi con partner fortemente egocentrati e narcisisti. Apparentemente questo può sembrare un grande paradosso, poiché la personalità dipendente di fatto non fa altro che ricercare una persona che possa amarla al di sopra di ogni altra cosa. In realtà la scelta del partner è prodotta da modelli operativi interni e schemi del sé interiorizzati che nei soggetti dipendenti sono di tipo insicuro-ambivalente e dipendono dalle relazioni primarie interiorizzate.
Per questo motivo la terapia con le dipendenze affettive utilizza un approccio integrato sia di tipo cognitivo-comportamentale sia di tipo analitico e dinamico. Tramite l’approccio cognitivo si possono affrontare le problematiche concrete legate alla gestione dei pensieri ossessivi, gesti impulsivi, modalità di comunicazione assertiva e non passiva all’interno della coppia. Al tempo stesso però è necessario lavorare tramite modalità più profonde sui modelli operativi interni della persona e sulle figure oggettuali interiorizzate.
Vedi anche l’articolo: Relazioni Tossiche, Negazione e Controllo