A partire dall’adolescenza ci si innamora a tutte le età e ogni qualvolta i bisogni della nostra parte pulsionale sono insoddisfatti. La scelta di un compagno/a ci fa sentire più felici e sicuri. Come sostengono Verde e Pallanca (autori di Illusioni d’Amore) probabilmente il bisogno di essere in coppia fa parte di un’eredità biologica fondamentale per la sopravvivenza. Per trovarsi e “giocare insieme” il gioco della vita occorre che tra due persone si crei un legame che permette di “illuminare” la vita dell’altro e farlo diventare unico al mondo.
Generalmente il primo segnale discriminante è visivo ed è riferito ad un segnale percepito come “positivo-buono” e generalmente associato allo sguardo e al sorriso, che inducono ad entrare nello spazio dell’altro come primo segnale di avvicinamento. Al tempo stesso, non sono le caratteristiche stimolo in quanto tali che portano al comportamento di avvicinamento, ma le proiezioni personali che su queste caratteristiche facciamo e il valore globale che diamo alla persone che ne è in possesso. Sicuramente questo processo, prevalentemente inconscio che culmina con l’attrazione sessuale, in parte è influenzato dalla cultura e in parte dall’istinto.
Durante questo processo di scelta reciproca ognuno di noi manda dei segnali all’altro e al tempo stesso decodifica il segnale che proviene dall’esterno. Attraverso il processo di decodifica stabiliamo se quella determinata persona ci attrae al punto tale da voler rompere la “barriera” che ci separa entrando nel suo spazio.
Come mai, a volte, due persone inizialmente fortemente attratte e innamorate arrivano a dirsi “Ho sposato una persona completamente diversa da colui o colei che mi era parsa inizialmente” Cosa succede in casi come questo?
La decodificazione corretta dei segnali comporta la capacità di effettuare un esame di realtà, capacità che appartiene al nostro Io ovvero la struttura psichica deputata ai rapporti e ai contatti con la realtà sia esterna che interna. L’Io è in grado di effettuare un esame di realtà sufficientemente “corretto” solo se i bisogni primari di base primari (es: sicurezza, amore, appartenenza ecc) sono stati soddisfatti e risolti durante l’infanzia e l’adolescenza. Se alcuni di questi bisogni non sono stati soddisfatti, sviluppiamo una forte necessità di soddisfarli in età adulta attraverso l’incontro con il partner. Questa forte necessità di base ci può portare ad alterare l’esame di realtà e la decodifica dei segnali inviateci dall’altro.
Il partner al quale si attribuiscono le virtù necessarie per soddisfare uno o più bisogni può esistere solo quando questi non sono più tali, ma sono diventati desideri. Il bisogno è impellente, impulsivo e se non soddisfatto ne va della nostra sopravvivenza “ti amo, perché senza di te non vivo, ho bisogno di te!”. Il desiderio invece comporta la capacità di riconoscere ciò che vorremmo ma anche la capacità di spostare le mete, di rimandare, di desistere “mi piacerebbe tu tornassi da me perché sono innamorato/a”.
Purtroppo però, per motivi diversi, non sempre si riesce ad incontrare la persona che può soddisfare a pieno i nostri desideri o bisogni irrisolti per cui si resta esposti al rischio di fare una scelta illusoria.
Vediamo in cosa consiste e come si evolve una relazione basata su una scelta illusoria, attraverso la storia di Alice e il suo incontro con il Bianconiglio.
Alice si annoiava, spesso la condizione di noia, insoddisfazione, depressione, rende una persona disponibile ad un cambiamento. In questi casi l’incontro con l’altro diventa il diversivo, il mezzo attraverso il quale risollevare la propria vita. Il contesto dell’incontro può essere il prato dove Alice si annoia, o l’ufficio dove ogni giorno si lavora fianco a fianco, l’aula di scuola o l’atrio di un bar.
Alice è attratta dal comportamento particolare ed insolito del Bianconiglio che estrae dalla tasca un orologio, attira la sua attenzione e poi fugge, dicendole di avere fretta. Alice è entusiasta e affascinata dal Bianconiglio e decide di seguirlo, precipitando dentro il lungo cunicolo dove lui è sparito. Arriva nell’atrio con diverse porte ed è li che vede un bellissimo giardino, il più bello che avesse mai visto in vita sua. La noia e l’apatia che l’accompagnavano poco prima spariscono, Alice si accende di desiderio e non vede l’ora di entrare in quel luogo, poiché è li che “i miei sogni si potranno avverare”. Questo tipo di stato d’animo è ciò che possiamo paragonare all’infatuazione prima e all’innamoramento poi, ovvero il desiderio potentissimo di entrare nello spazio psicologico dell’altro.
Ma chi è il Bianconiglio? Il Coniglio Bianco che induce Alice a seguirlo può esser una persona innocente così come può esser colui che destando desiderio nell’altro soddisfa un proprio bisogno irrisolto: questo avviene quando il Coniglio è egocentrico, predatore e attira la vittima nel suo territorio inviando segnali ambivalenti e ingannatori.
Nella realtà il Bianconiglio può esser il compagno di banco così come il collega o lo sconosciuto incontrato in un bar che invia ad Alice questi segnali non per giocare nel giardino incantato ma per appropriarsi delle cose che a lui servono, del tutto incurante di quanto esse siano importanti per lei (o lui, poiché Alice potrebbe esser un uomo e il Bianconiglio una donna, non ci sono differenze di genere). Questo meccanismo può esser agito sia a livello conscio sia inconscio. Generalmente in questi casi, Alice è una persona che non ha soddisfatto il bisogno primario di esser amata e apprezzata poiché ha sperimentato situazioni di rifiuto che l’hanno indotta ad avere un’immagine di sé negativa.
Questo tipo di persona, per l’intensità del suo bisogno di amore, non è in grado di valutare correttamente l’altro e di decodificare con un buon esame di realtà i segnali da lui inviati. Non percepisce le ambivalenze e i messaggi ingannatori.
Ma quali sono i rischi di questa codifica errata?
Il rischio maggiore che corre Alice durante il suo viaggio nel Paese delle Meraviglie è la perdita di sé stessa e della propria identità a causa della mancanza di regole nel gioco e per via di comunicazioni manipolatorie e paradossali.
I personaggi che Alice incontra di volta in volta nel paese delle meraviglie sono personaggi “scissi” ovvero non risolti, che non presentano un ordine armonioso di bisogni primari ma i bisogni si presentano in modo caotico e disorganizzato con uguale intensità e contemporaneamente. Queste persone in età adulta non riescono a rinunciare a niente e di conseguenza possono mostrare parti di sé molto diverse a seconda del bisogno del momento o della persona che hanno di fronte.
Ecco, l’entrare in contatto con un persona così può portare Alice a perdere la propria identità! Ed è in questo frangente che Alice può esclamare “Come sono cambiate le cose! All’inizio lui (o lei) sembrava una persona così diversa! Lui dice che è sempre lo stesso! Bah forse sono io che sono cambiata, ma allora chi sono io? Ci sono?”
“So chi ero questa mattina ma da allora devo esser cambiata diverse volte”
(da Alice nel Paese delle Meraviglie)
Una persona che contenga una vicina all’altra molteplici parti di sé senza averle integrate, ognuna con molteplici bisogni, riflette all’altro, come uno specchio rotto, un’identità frantumata.
Il punto è questo: nel viaggio che Alice fa nel Paese delle Meraviglie non esistono regole di gioco che sono invece importanti per definire una relazione, se queste non ci sono o mutano continuamente, si tende alla disgregazione del rapporto stesso.
L’altro aspetto fondamentale alla base del rischio di perdere se stessi in coppia è la comunicazione. Se ci pensate Alice è per eccellenza la fiaba dei nonsense. Alice, sempre più curiosa pone domande e ogni personaggio risponde con una non risposta. Quando in coppia uno dei componenti mette in gioco se stesso, si mette a nudo, pone domande e l’altro cambia argomento o risponde con una cosa che non c’entra, il primo partner di fatto si sente continuamente rispondere “TU NON ESISTI PER ME”. Ed è proprio questa disconferma che può portarlo/a alla perdita di se stesso.
La scelta illusoria avviene spesso perché chi invia i segnali e “vuole gli occhi dell’altro per giocare”, manda un messaggio che rappresenta una sfida per chi lo riceve. Alice ingenua e curiosa accoglie la sfida, volendo dimostrare di avere un valore, sapendo “stare al gioco”. Si può trovare un luogo di delizie dove poter giocare con il/la partner “simile a sé” il gioco più bello di sempre per tutta la vita, ma a volte ciò può esser solo un’illusione iniziale e per i bisogni irrisolti di entrambi, esso si trasforma in una trappola nella quale più si tenta di liberarsi e più ci si ferisce da soli.
Alice, così come nella fiaba, anche nella vita può uscire da questo tipo di relazione e salvarsi! Esce da questo tipo di relazioni l’adolescente, una volta che ha raggiunto un livello maggiore di maturità affettiva, così come la persona adulta che al momento della scelta si trovava in una fase di “fragilità”. Il prezzo pagato per l’uscita ovviamente è proporzionale all’investimento narcisistico iniziale. Ritirando l’energia che inizialmente era stata investita sul partner, questa andrà investita sul proprio Io, cioè sulla propria creatività e autorealizzazione. Questa è la strada per la crescita, solo così si potrà evitare la coazione a ripetere, ovvero la scelta di un altro partner illusorio, uguale al precedente. In questo modo si raggiungerà un livello di integrazione personale che consentirà ad Alice, la volta successiva, di effettuare un scelta basata sul desiderio dell’altro e non solo sul bisogno di esser confermata/o dagli occhi dell’altro/a.
(FONTE: Illusioni d’amore di Verde e Pallanca, immagine: dal film Alice in Wonderland)