Sono come tu mi vuoi? La paura di fallire nella coppia. La storia di Anna e Marco

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Sono come tu mi vuoi? La paura di fallire nella coppia. La storia di Anna e Marco

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La storia che sto per raccontarvi è un esempio, i personaggi sono inventati prendendo spunto da storie di pazienti, esempi di vita reale e vissuti  che in modo più o meno inteso ognuno di noi può aver provato all’interno di una relazione.

L’esempio di Anna e Marco

Anna è sposata in secondo nozze con Marco da 3 anni. Anna ha 40 anni e un  figlio di 8 anni nato da un precedente matrimonio. Lavora come segretaria all’interno di una grande azienda. Marco invece ha 45 anni e lavora come impiegato in una piccola ditta.

Anna precedentemente era sposata con un dirigente di azienda che guadagnava parecchio, desiderava una famiglia numerosa e avrebbe voluto che la moglie lasciasse il lavoro. Sin dall’inizio si era imposto facendo capire chiaramente ad Anna che ogni decisione riguardante l’organizzazione familiare sarebbe spettata a lui. Anna si è sempre adeguata alle aspettative del marito. Era cresciuta in una famiglia di stampo “patriarcale” e sua madre stessa l’aveva cresciuta trasmettendole il messaggio “una brava moglie e madre si deve adeguare alle aspettative del marito”. Per Anna ribellarsi alle aspettative del primo marito avrebbe significato fallire, uscire dal copione che aveva introiettato e scontentare non solo il marito ma la madre stessa. L’educazione impartita dalla sua famiglia d’origine e le dinamiche apprese hanno portato Anna a vivere un profondo senso di inadeguatezza ogni volta che un suo desiderio spontaneo usciva di binari e non veniva confermato dall’ambiente esterno. Al tempo stesso i suoi desideri non avevano spazio di esistere e come non erano stati accolti durante l’infanzia da su madre, non venivano ascoltati in primis da se stessa e di conseguenza nemmeno dal primo marito. Con il passare del tempo Anna acquisisce maggiore consapevolezza in se stessa, soprattutto a causa di frequenti attacchi di panico che iniziarano a presentarsi ogni qual volta si trovava costretta ad adeguarsi alle aspettative dell’altro. Con il passare del tempo Anna inizia a sentirsi trascurata dal marito e dopo parecchi anni decide di chiedere il divorzio.

Successivamente conosce Marco e inizialmente egli sembrava il compagno ideale. Marco, completamente diverso dal primo marito, cercava una donna consapevole di se stessa e sulla quale poter fare affidamento. Inizialmente all’interno della nuova relazione si sente più libera potendo esprimere i propri desideri. Ben presto però si accorge di essersi assunta la totale responsabilità della famiglia. Aveva invertito la situazione ma la sua profonda insicurezza di fondo, mai elaborata fino in fondo l’hanno portata a sovraccaricarsi di tutte le responsabilità familiari in modo tale da accontentare nuovamente il partner. Marco a differenza del precedente marito, desiderava un donna in grado di gestire la famiglia. Dopo un po’ di tempo ricomincia a sentirsi “soffocare” e a sperimentare intensi stati di ansia, inizia a pensare al divorzio e alla separazione anche dall’attuale marito.

Insicurezza e bisogno di approvazione

I nuclei di inadeguatezza e insicurezza, appresi nel nostro passato, se non elaborati, possono portarci a dipendere continuamente dall’approvazione del partner. Si tratta di una dinamica interna che a volte non ha nulla a che vedere con il reale atteggiamento del compagno/a: anche se l’altro dimostra affetto sincero ci si ritrova  a chiedere continue prove d’amore o continue conferme. In realtà l’amore ricevuto non è mai abbastanza poiché il senso di inadeguatezza è interno e siamo noi stessi a non ritenerci degni di quell’amore. Qualsiasi relazione per quanto soddisfacente viene trasformata in un dilemma: da un lato c’è un forte desiderio di intimità e vicinanza emotiva, dall’altro il timore di esser rifiutati e abbandonati.

Ciò può portare a creare circoli viziosi che non fanno altro che confermare il profondo senso di inadeguatezza: più ci sentiamo insicuri e più pretendiamo conferme e dimostrazioni di affetto, ciò a lungo andare può indurre nell’altro chiusura e allontanamento. L’allontanamento del partner non fa altro che incrementare il nostro senso di insicurezza e il timore di esser rifiutati, diventando sempre più richiestivi. Si crea così una spirale controproducente che finisce per logorare la coppia.

Anna vorrebbe evitare tutto ciò che di negativo c’è nella coppia, vorrebbe accontentare sempre i propri partner, sia in un modo che nell’altro, così facendo non fa altro che scontentare se stessa e la loro vita di coppia. La sua aspettativa è talmente alta da diventare automaticamente irrealistica. È una guerra perenne tra ciò che lei realmente è e il suo ideale interno di donna wonder woman perfetta e in grado di soddisfare le aspettative di tutti. Ed ecco che le crisi di ansia e il senso di soffocamento non sono altro che segnali di fumo, campanelli di allarme che cercano di dirle “Fermati Anna! Tu in tutto ciò dove sei? E i tuoi desideri dove sono? Tu cosa vuoi veramente?” Le crisi di ansia non sono altro che segnali mandati dalla sua parte desiderante, totalmente soffocata e messa a tacere da alti standard prestazionali appresi.

Per Anna scontentare i propri partner significa fallire, valere di meno ed esser priva di valore. In realtà perché una relazione possa funzionare è necessario riconoscere i proprio bisogni e i propri desideri e tollerare il fatto che essi possono esser differenti da quelli del nostro partner, ma non per questo significa che noi valiamo di meno o abbiamo meno valore.

Il primo passo quindi è quello di ascoltare e sentire prima di tutto noi stessi. Cosa voglio veramente? Il secondo passo è quello della comunicazione, del confronto e del dialogo con l’altro.

FONTE

Vincere la paura del fallimento, di Hans Morschitzky

Immagine: California Kiss, E. Erwitt

1 Comment

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