La paura appartiene al gruppo delle emozioni primarie ed è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Supponiamo ad esempio di essere nel bel mezzo di un incrocio e di vedere una macchina che sta arrivando nella nostra direzione, si attiverà il nostro sistema d’azione della difesa e ci sposteremo il più rapidamente possibile. Questa è solo una delle tante situazioni in cui la paura ci consente di tutelare la nostra sopravvivenza. Nel momento in cui percepiamo uno stimolo che valutiamo come pericoloso il nostro corpo produce adrenalina, un ormone responsabile di cambiamenti sia fisici che mentali che ci prepara all’azione (sistema dell’attacco o fuga). Come tutte le altre emozioni, la paura possiede una componente fisiologica, una comportamentale ed una cognitiva. Dal punto di vista fisiologico quando si prova paura si verifica una iperattivazione del sistema simpatico con aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa, della tensione muscolare ecc. A livello comportamentale l’organismo possiede tre modalità di azione: attaccare, fuggire o bloccarsi. Un cane molto aggressivo sbuca all’improvviso e cerca di morderci, possiamo automaticamente colpirlo per scacciarlo, possiamo fuggire oppure non riuscire a reagire e immobilizzarci, in una situazione come questa la reazione più frequente è quella della fuga, o dell’evitamento. A livello mentale, quando siamo spaventati, modifichiamo il nostro modo di pensare in modo tale da renderlo adattivo a quel contesto e fronteggiare la minaccia, le nostre risorse attentive si focalizzano sullo stimolo minaccioso, a discapito momentaneamente di tutto il resto. Generalmente una volta affrontata la minaccia, il nostro organismo normalizza i propri parametri di funzionamento, a livello fisico, comportamentale e cognitivo e il soggetto riprende la sua attività.
Ci sono persone però, che vivono costantemente in uno stato di pericolo, lo stress diventa cronico, intenso e slegato da stimoli specifici. La paura infatti è un’emozione che si attiva non solo quando siamo effettivamente in pericolo ma anche ogni volta che CI SENTIAMO in pericolo. Se immaginiamo degli scenari pericolosi, temiamo delle situazioni, possiamo provare paura e attivare il nostro sistema come se fossimo effettivamente davanti alla minaccia, anche se non sta accadendo nulla di realmente minaccioso. Gli esseri umani possono perdersi per ore immaginando situazioni ipotetiche che collegano paure future con frammenti del passato. Queste forme di ragionamento possono essere utili per periodi di tempo ridotti e con scopi specifici, reali (prima di un esame, prima di una gara importante ecc); negli altri casi possono diventare dei meccanismi che procedono per conto loro e che immergono la persona continuamente in uno stato mentale negativo, fine a se stesso. In genere, in questi casi la paura può riguardare la propria salute e la propria vita: si può presentare la paura di prendere l’aereo, la paura di avere una grave malattia, la paura di frequentare luoghi affollati ecc. Al tempo stesso si può provare paura di provare una specifica emozione, una persona ad esempio può avere paura di arrabbiarsi, paura di soffrire, paura di essere in imbarazzo, paura di innamorarsi, paura di essere abbandonata ecc.La tecnica di difesa che comunemente si mette in atto di fronte alla paura è quella dell’EVITAMENTO. Si cominciano quindi ad evitare i luoghi affollati, oppure si evitano situazioni che implicano voli in aereo o luoghi nei quali si possono contrarre determinate malattie. Il meccanismo dell’evitamento viene applicato anche quando si ha paura delle altre emozioni: una persona che teme la rabbia evita di trovarsi in situazioni che potrebbero provocare una lite, a discapito magari di quello che realmente vorrebbe fare, chi teme l’imbarazzo eviterà tutte le situazioni che possono metterlo in imbarazzo, infine chi ha paura di essere abbandonato metterà in atto una serie di comportamenti volti ad evitare il fenomeno temuto, calpestando magari se stesso.
Come si può fare per imparare a gestire la paura?
Innanzitutto è importante identificare le situazioni temute e quindi prendere consapevolezza di quello che si teme. Non sempre è semplice, anche perché spesso si è ben addestrati ad utilizzare i propri evitamenti “salva vita” che però non ci consentono di vivere in modo pieno e completo. Imparare ad ascoltare le proprie emozioni e cercare di capire qual è l’emozione primaria, di base può diventare molto utile.
Inoltre, attraverso un percorso graduale (ovviamente a seconda della quantità ed intensità di paura) è importante esporsi alle situazioni temute. L’evitamento porta sollievo, ma solo momentaneo ed incrementa il senso di sfiducia personale, rende l’evento temuto sempre più difficile da fronteggiare. All’inizio questa non è cosa facile, soprattutto se è tanto tempo che quella determinata situazione viene evitata. Si imparerà a tollerare la sensazione di ansia e paura, rendendosi conto via via dell’infondatezza dei propri pensieri catastrofici. Bisogna inoltre lavorare sui pensieri che sottostanno ai meccanismi di evitamento che vengono messi in atto, spesso sono proprio pensieri catastrofici (non prendo l’autobus perché potrebbe avvenire un incidente e potrei morire) che diventano disfunzionali e che possono essere ristrutturati.
Quando la paura diventa uno stress prolungato diventa necessario cercare di affrontarla, provando anche a capire il perché di quel tipo di paura, poiché una vita organizzata dalla paura mette qualsiasi altra emozione o progettualità in secondo piano.