Proviamo senso di colpa nel momento in cui percepiamo una discrepanza tra quello che abbiamo fatto e quello che avremmo dovuto fare, oppure tra quello che siamo e quello che saremmo dovuti essere. Quindi il senso di colpa si origina da una distanza, emotivamente rilavante, tra le nostre azioni e le azioni “corrette”, tra il nostro modo di essere e il “corretto” modo di essere. Chiediamoci, corretto in base a che cosa? Generalmente corretto rispetto al nostro sistema di valori, al nostro modo di ritenere un’azione giusta o sbagliata. In alcune situazioni il senso di colpa può essere utile, e ci sprona per raggiungere i nostri obiettivi, non è affatto detto che la mancanza di senso di colpa in relazione ad una determinata situazione sia sempre positiva. Cosa succede però se ci si confronta con obiettivi irrealistici, o con un sistema valoriale totalmente inculcato dalla famiglia e dell’ambiente nel quale si vive? In casi come questi ci si sentirà costantemente inadeguati, in colpa con se stessi per quello che si è fatto, per quello che non si riesce a fare o semplicemente per cercare di essere se stessi. In questo caso il senso di colpa invade la vita di una persona senza portare alcun reale beneficio. C’è poco da girarci intorno, il nostro sistema valoriale in parte dipende da quello che abbiamo appreso crescendo, dai valori che ci sono stati trasmessi dai “grandi” quando eravamo piccoli, valori con i quali dovremmo fare i conti tutta la vita. Alcuni li faremo nostri, li riterremo condivisibili e nel momento in cui non ci troviamo in linea con essi potremmo sentirci in colpa. Altri non li riterremo nostri e crescendo proveremo a sbarazzarcene ma in ogni caso dovremo fare un bel lavoro per riuscire a liberarci dal condizionamento che esercitano. “Per andare bene, dovrai laurearti, fare soldi, sposarti e farti una famiglia, essere fedele, essere cattolico, non essere cattolico, non sposarti, fare figli, non fare figli” e via discorrendo a seconda di ciò che abbiamo vissuto, osservato, appreso. I sensi di colpa sono tanto più difficili da domare quanto meno sono evidenti. Un forte senso di colpa, palese ed evidente, dovuto ad un evento improvviso (es: chiedere la macchina in prestito ad un amico e ammaccarla può generare un certo senso di colpa) è più facile che venga affrontato, anche perché invade la nostra emotività e ci costringe ad affrontarlo di petto rispetto invece ad un malessere lieve, di sottofondo, trascinato da tempo. Con quest’ultimo si può imparare a convivere, diventa di famiglia, non ci rendiamo nemmeno più conto che esiste, meglio non sentirlo.
Poi ci sono situazioni in cui il pensiero di vivere il senso di colpa e l’inadeguatezza portano l’individuo ad evitare tali situazioni totalmente, e se questo può essere “corretto” per alcune situazioni non lo è per altre. Vi sono, ad esempio persone molto compiacenti, che il solo pensiero di contraddire un superiore o un collega, provoca in loro inadeguatezza e senso di colpa, probabilmente perché cresciute in un ambiente in cui veniva data molta importanza al giudizio altrui, ambienti in cui era meglio non discutere e assecondare.
A parer mio non credo possano esistere dei parametri “corretti”, giusti ed equi in maniera universale. Credo però che in base al proprio sistema di valori sia importante imparare a conoscere e riconoscere i propri sensi di colpa…è un buon inizio per poi affrontarli e superarli o per provare a gestirli se ritenuti inutili e nocivi.