Osservare il proprio stile comunicativo è utile per evidenziare i propri punti di forza e quelli di debolezza. Tramite l’autosservazione ci si rende conto di qual è la propria modalità comunicativa oppure di come in alcune situazioni prevalga uno stile mentre in altre situazioni ne prevalga un altro. Se si vuole migliorare la propria assertività il primo step è proprio quello di individuare le situazioni nelle quali riteniamo di utilizzare una comunicazione eccessivamente remissiva o al contrario troppo aggressiva. Poi si deve decidere con chiarezza di voler cambiare. Come tutti i cambiamenti richiede impegno e sforzo personale, ad alcuni risulterà più semplice, ad altri più complesso. I motivi che stanno alla base di queste differenze personali dipendono per lo più dai messaggi educativi che ci sono stati inviati durante la crescita da genitori e persone per noi influenti. Ad esempio, possiamo chiederci “Come venivano affrontati i conflitti nella nostra famiglia? Cosa succedeva quando i miei genitori erano arrabbiati con qualcuno?”. Probabilmente una persona con stile comunicativo prevalentemente aggressivo è stata abituata ad affrontare i conflitti in modo prepotente proprio perchè ha osservato le proprie figure di riferimento agire in modo aggressivo e autoritario anche nei suoi confronti (“se mi dai contro ancora ti prendo a sberle” o “quando parli io tu devi stare zitto/a e non fiatare, nessuno ha chiesto il tuo parere”). Al contrario ad un individuo con stile prevalentemente remissivo è stato insegnato ad evitare i conflitti, le discussioni, i litigi e quindi spesso a tacere per “amore di pace” (esempi: stai zitto/a e fai il/la brava, i bambini per bene non rispondono). Possiamo inoltre provare a riflettere sul modo in cui abbiamo imparato ad ottenere quello che volevamo se non ci veniva data subito, usavamo le urla?il pianto? La violenza? E soprattutto ci serviamo ancora degli stessi strumenti per ottenere quello che vogliamo?
La persona con stile comunicativo prevalentemente aggressivo può avere difficoltà nel passare ad una modalità assertiva poiché fatica nel gestire gli impulsi, nel controllare il proprio linguaggio verbale e i propri gesti nel momento in cui perde le staffe. Chi tende ad essere remissivo, invece fatica a cambiare poiché attraverso l’approvazione degli altri si sente protetto, evita i conflitti e sfugge alla responsabilità di avviare in maniera autonoma propri progetti. Imparare a sviluppare la propria assertività consente di guadagnare maggiore indipendenza, di avere potere decisionale e di possedere la capacità di influenzare le richieste, le decisioni e le aspettative altrui.
La maggior parte di noi presenta solo alcune aree che necessitano di essere modificate (esempio: ambito lavorativo piuttosto che ambito relazionale o viceversa ecc). Dopo aver individuato l’area che si vuole migliorare è necessario porsi degli obiettivi. Possiamo scriverli su un foglio e poi riordinarli dal più semplice al più complesso, è bene incominciare generalmente dal più semplice. A questo punto si può cercare di riflettere su quale diritto possiamo far valere per raggiungere il nostro obiettivo e risolvere situazioni complesse. È importante che per ciascuno dei nostri obiettivi proviamo a ragionare su come potremmo essere più assertivi. Possiamo anche esercitarci a ripetere frasi assertive finchè queste non ci sembrano spontanee. Eccolo un piccolo esempio su cui è possibile fare esercizio:
“Ti trovi ad una festa e stai per andartene, una tua amica ti chiede di accompagnarla a casa (non può permettersi di prendere un taxi e non può servirsi dei mezzi pubblici di notte). Lei però abita lontano dalla tua abitazione e tu sei molto stanco/a, vuoi andare a letto. Come risponderesti??”
Nel prossimo articolo: Preconcetti culturali sull’assertività e tecniche di autoprotezione
Fonte: Disturbi mentali. Competenze di base, strumenti e tecniche per tutti gli operatori.