Cristina ha quarant’anni. E’ sposata, ha due figli e lavora come commessa in un negozio di abbigliamento nel centro storico della sua città. Sia in ambito lavorativo sia quando si trova in famiglia sente il bisogno di essere apprezzata, amata e approvata. Cristina vorrebbe che gli altri l’approvassero anche quando discutono con lei, ad esempio non le basta spiegare ai figli il proprio punto di vista, ma vuole a tutti i costi che essi approvino le sue idee e se questo non avviene si sente fallita come madre. Non le basta nemmeno riuscire ad esprimere la propria opinione e farsi valere quando il marito cerca di imporre la sua volontà: vorrebbe che lui la sostenesse anche nei momenti di litigio e tensione, altrimenti si convince di aver fallito come moglie.
Con il passare del tempo Cristina si è resa conto delle conseguenze di questo suo atteggiamento. Scopre di aver difficoltà ad imporsi anche nelle questioni più banali, poiché teme che l’eventuale contrasto possa portare alla perdita dell’affetto altrui. Questo tipo di atteggiamento, se troppo rigido, la porta ad esser dipendente dagli altri e dalla loro approvazione. Si domanda spesso cosa sia “andato storto” nel corso della sua educazione e nello sviluppo della sua personalità, ma non riesce a trovare una risposta. Dubita spesso di avere un valore come persona se non ne ha per gli altri.
Da cosa dipende l’atteggiamento di Cristina?
Cominciamo a sviluppare il nostro valore come persone e la nostra autostima fin da piccoli, interagendo con le persone che ci circondano. A seconda delle esperienze che viviamo possiamo giungere alla conclusione “io ho un valore a prescindere da ciò che pensano gli altri di me!” oppure “valgo qualcosa perché gli altri mi apprezzano” o “quando gli altri non mi apprezzano sento di valere di meno?”.
A tutti noi piace esser apprezzati, ci sono persone però che arrivano a fondere il proprio valore personale con il rimando che ricevono dall’esterno.
Se durante l’infanzia abbiamo provato l’esperienza di sentirci amati dai genitori SOLO in virtù di un determinato risultato (prendere bel voto a scuola, esser i migliori nello sport, esser diligenti, esser coraggiosi ecc) e non abbiamo mai provato l’AMORE INCONDIZIONATO da parte di mamma e papà, nella vita adulta avremo qualche difficoltà nello sviluppare una solida autostima poiché questa rimane inevitabilmente legata alla dimostrazione di efficienza.
Parecchi adulti, quindi, si sentono importanti e di valore solo impegnandosi e sacrificandosi per gli altri, spesso a livelli estremi.
Desideriamo riconoscimento e conferma da parte del prossimo per cui ci diamo sempre di più da fare e se non ci sentiamo sufficientemente riconosciuti a livello sociale intensifichiamo gli sforzi. Non vogliamo mostrare le nostre debolezze perché convinti che rovinino la nostra immagine.
In realtà nei momenti di crisi molto dipende da quanto amiamo noi stessi, da quanto siamo convinti di valere anche senza bisogno si sentircelo confermare dai successi che otteniamo o dalle persone che ci circondano.
Se invece riteniamo di valere poco sentiamo il bisogno di esser sostenuti dagli apprezzamenti altrui e cerchiamo di evitare ad ogni costo critiche e rifiuti. In tal modo gli altri devono approvare il nostro agire, in modo da compensare le nostre insicurezze. C’è chi mette in atto questo meccanismo sottomettendosi al volere dell’altro per averne l’approvazione e chi invece in modo “aggressivo” cerca in tutti i modi di convincere l’altro ad avere ragione e se non ottiene l’approvazione, l’altro viene sminuito. Sono due facce della stessa medaglia, in entrambi i casi vi è un forte bisogno di approvazione.
Se dubitiamo continuamente delle nostre capacità anche gli altri non si fanno una buona opinione di noi. Più questo accade e meno possibilità abbiamo di fare esperienze che ci confermino di essere persone capaci e di conseguenza il nostro senso di autostima rimane basso. Con il tempo questo circolo vizioso può cronicizzarsi e rendere invalidante la nostra vita.
Ricordiamoci che chi teme molto il giudizio altrui tende ad essere il critico più severo di sé stesso. Si considera una persona di poco valore e non riesce a sopportare le critiche proprio perché giudica in modo estremamente negativo tutto ciò che fa e spesso non riesce a perdonarsi il minimo errore.
Le critiche degli altri ci colpiscono molto perché già vanno ad aggiungersi a quelle che già ci facciamo noi. Ciò che è importante imparare in questi casi è tenere distinti il nostro valore come persone e il fallimento in una determinata situazione. Possiamo tollerare di fallire un compito o una determinata situazione, non per questo valiamo di meno!
FONTE: Vincere la paura del fallimento (H. Morschitzky)