Non abbastanza brava come madre: la paura di fallire nel ruolo materno

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Non abbastanza brava come madre: la paura di fallire nel ruolo materno

Anti-lice comb.

Loredana e la costante paura di non fare abbastanza per i figli.

Loredana ha quarantun anni è sposata e madre di tre figli di undici, sedici e diciotto anni. Svolge la professione di impiegata part time e il resto del tempo lo dedica al mestiere di mamma. I figli sono al centro della sua vita: cerca di dare sempre il meglio per loro, mettendo le proprie esigenze al secondo posto. Nonostante ciò è spesso in ansia per loro, non è mai pienamente soddisfatta di come essi stanno crescendo e si chiede frequentemente dove ha sbagliato. La figlia di diciotto anni vuole trasferirsi a vivere in un’altra città e allontanarsi dalla madre che vive come troppo opprimente. Il figlio di sedici anni frequenta il liceo ma ha pessimi voti, salta spesso la scuola e probabilmente dovrà ripetere l’anno scolastico. Infine la figlia di undici anni ha da poco iniziato le scuole medie e vuole più libertà per poter fare quello che vuole con le amiche. Loredana teme che, priva di controllo, possa accaderle qualcosa di male, che possa fare “brutte” conoscenze ed entrare a fare parte di un giro poco affidabile. In tal caso si sentirebbe in colpa, avendole permesso di uscire da sola! Il marito considera il comportamento dei figli del tutto normale: in fondo i ragazzi ad una certa età devono rendersi indipendenti. Al tempo stesso, tende a criticare la moglie per il suo comportamento davanti ai figli. Loredana non si sente compresa dal marito, lo accusa di indifferenza e disinteresse. Loredana vive nella paura di non essere mai abbastanza come madre, si sente spesso in ansia e quando l’angoscia aumenta tende a trasmetterla attraverso le parole e i comportamenti al resto della famiglia. Il marito, con il suo comportamento sfuggente e svalutante, non riesce a farsi carico e alleviare le preoccupazioni della moglie.

La paura di essere una cattiva madre, di fallire nel ruolo genitoriale accomuna molte donne finchè i figli non raggiungono l’età adulta. In questi casi, spesso il ruolo genitoriale è l’unico fattore identitario e ciò porta queste madri a sentirsi responsabili di tutti i problemi dei figli, sia a scuola che nella vita in generale. Vorrebbero fare di tutto per proteggere i loro figli dai pericoli della vita, cosa pressochè impossibile. Inoltre, sostituendosi ai figli, trasmettono loro il messaggio che la vita è pericolosa e che loro, da soli, sono incapaci di affrontarla.

Quando una madre è iperprotettiva pensa continuamente a ciò che i figli desiderano e a ciò di cui hanno bisogno. Riflette sulle raccomandazioni da fare o che avrebbe dovuto fare da tempo per metterli al riparo da situazioni pericolose. Sentendosi in colpa non dedica abbastanza tempo a se stessa, né al partner. Per proteggere i figli fa ricorso a qualità preziose come empatia, capacità di immedesimazione e altruismo, al punto tale però da dimenticare i propri interessi, desideri e bisogni.

L’atteggiamento iperprotettivo di un genitore può essere nocivo per il figlio tanto quanto quello di un genitore assente o anafettivo. I figli non riescono a sviluppare una sana autostima, generalmente sviluppano un’immagine si sé stessi come persone vulnerabili, ansiose, fragili e incapaci di affrontare il mondo da sole.

Quando ci si accorge di avere uno stile genitoriale tendenzialmente iperprotettivo è importante ricordare che:

  • Anche se si ha la percezione di non aver fatto abbastanza probabilmente si è già fatto tutto ciò che un genitore attento può fare per suo figlio.

 

  • Comunicare la propria preoccupazione ai figli non li preserverà di sicuro dai pericoli! Purtroppo non è possibile controllare tutto e ci sarà sempre unna piccola probabilità che accada qualcosa di imprevedibile. Quello che invece, certamente accade, con il perdurare di tale atteggiamento genitoriale è la trasmissione di ansie, insicurezze e preoccupazioni.

 

  • Nel momento in cui siete in ansia per i vostri figli, avete l’impressione che se non la esprimete immediatamente e non fate qualcosa potrebbe accadere qualcosa di terribile! Non è così! Ricordatevi che i vostri pensieri non sono la realtà e l’ansia avvertita, come tutte le emozioni, un volta raggiunto un picco massimo, si riduce spontaneamente, senza necessariamente aver bisogno di esser “sfogata”.

 

  • Se i livelli di angoscia avvertiti sono molto intensi ritagliatevi uno spazio di ascolto, dove potrete confrontarvi con altri genitori o con persone di fiducia in modo tale da sentirvi accolti e poter gestire le vostre preoccupazioni senza che esse vadano ad interferire con la salute dei vostri figli.

Fonte: Vincere la paura del fallimento di H. Morschitzky

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