Con il termine trauma psicologico (dal greco “rottura”, “ferita dell’anima”) si fa riferimento alle conseguenze di un evento (o una sequenza di eventi) con caratteristiche tali da interrompere la continuità normalmente avvertita da un soggetto tra esperienza passata ed intenzionalità.
Possiamo distinguere due tipologie di eventi traumatici:
- I traumi “con la T maiuscola”
- I traumi “con la t minuscola”
Quando parliamo di traumi “con la T maiuscola” facciamo riferimento a minacce importanti che minacciano la nostra integrità psicofisica come calamità naturali, incidenti stradali, aggressioni, stupri, omicidi o suicidi di persone care, diagnosi infauste.
Ci sono anche quelli che possiamo definire “traumi con la t minuscola” ovvero esperienze che sembrano oggettivamente poco rilevanti ma che possono assumere un peso nel momento in cui sono ripetute nel tempo oppure si sono verificate durante un periodo di forte vulnerabilità o durante l’infanzia. Rientrano in questa categoria umiliazioni, abbandoni, trascuratezza e paure, tutti fattori che possono lasciare il segno imprimendosi nella nostra mente e influenzando i nostri stati emotivi, i nostri comportamenti e le nostre relazioni interpersonali.
In base a recenti studi di neuroscienze sembra che sia i traumi con T maiuscola sia quella con t minuscola possano imprimersi in specifiche aree del cervello alterandone l’equilibrio e determinando dei cambiamenti in termini di emozioni e comportamenti.
Cosa accade nel cervello dopo un evento traumatico improvviso o dopo ripetute esperienze traumatiche?
Una caratteristica fondamentale del nostro cervello è la sua plasticità, ovvero la capacità di riadattarsi e riorganizzarsi in seguito a particolari cambiamenti durante tutto il corso della vita. Ovviamente la plasticità cerebrale è massima durante l’infanzia fino ad arrivare all’adolescenza ma anche in età adulta il nostro cervello è plastico e in grado di riadattarsi. Dopo un trauma, grazie alle risorse personali e all’aiuto del prossimo, la maggioranza delle persone riesce a recuperare un nuovo equilibrio. Ci sono casi invece dove alcune ferite, continuano a sanguinare per anni. Nel caso di un trauma con la T maiuscola le persone possono sviluppare quello che è stato definito Disturbo da Stress Post Traumatico. Il trauma in questi casi è sempre presente, le sensazioni sono vive, e sembra che l’evento sia successo poche ore prima anche se risale a mesi o anni addietro. La sofferenza psicologica dei traumi “con la t minuscola” può essere di minore impatto ma comunque invalidante generando sensazioni di insicurezza, mancanza di autostima, forti sensi di colpa, attacchi di panico, ossessioni.
Quando un trauma viene rielaborato in modo adattivo non lascia strascichi: la persona ricorda gli eventi traumatici ma li ha elaborati e riesce ad andare avanti spesso con risorse aggiuntive che consentono di fronteggiare difficoltà future. Il passato quindi resta nel passato e noi possiamo proseguire la nostra strada. Quando un trauma invece rimane irrisolto genera un circolo vizioso di pensieri, emozioni e sensazioni corporee disturbanti. Da studi di neuroscienze sembra che i ricordi traumatici vengano immagazzinati nel cervello in modo differente dai ricordi non traumatici. I primi si collocano soprattutto nell’emisfero destro, separati e congelati dagli altri ricordi, come se fossero bloccati in uno spazio e in un tempo diverso dai nostri vissuti. Ed è proprio questo isolamento che li porta ad agire, facendoli sembrare presenti e influenzando la nostra vita attuale attraverso ansia, insicurezze e altri sintomi. In realtà non sono altro che il ricordo di ciò che è successo.
In che cosa consiste l’approccio EMDR?
In queste settimane ho avuto modo di partecipare alla formazione EMDR di livello I e ora cercherò di spiegarvi in che cosa consiste questo approccio e come viene applicato.
L’EMDR ( (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio che si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo. È stato scoperto nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro e oggi è riconosciuto come metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, approvato, tra gli altri, dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010) e dal nostro Ministero della salute nel 2003. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’agosto del 2013, ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.
L’efficacia dell‘EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo Post Traumatico da Stress che per i traumi di minore entità.
Concretamente, come avviene una seduta con l’EMDR?
Innanzitutto per potere applicare la tecnica lo psicoterapeuta deve aver ottenuto la formazione specifica e il rilascio della certificazione. Durante le prime sedute viene raccolta la storia di vita del paziente, identificando gli eventi che hanno contribuito a sviluppare il problema, tipo attacchi di panico, ansia, ossessioni ecc. sono proprio questi ricordi che verranno elaborati con la tecnica EMDR. Dopo la fase di preparazione il paziente viene invitato a ricordare i pensieri, le immagini, le sensazioni associate a quel ricordo e nel mentre il terapeuta gli fa compiere dei semplici movimenti oculari da destra verso sinistra. Tale stimolazioni hanno lo scopo di favorire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali e si basano su un processo neurofisiologico naturale, simile a quello che avviene nel sonno REM. Dopo le sedute EMDR necessarie per desensibilizzare quel determinato ricordo la persona ricorda ancora l’evento ma esso non ha più la stessa pregnanza nel presente, diventa parte del passato e viene integrato in una prospettiva diversa.
Gli studi di neuroimaging
La tendenza a rivivere le esperienze traumatiche attiva le reti neurali che sono coinvolte nelle risposte legate alla paura e ciò causa modifiche in specifiche aree del cervello. Uno degli studi più recenti risalente al 2012 e realizzato da Pagani Marco presso il CNR di Roma e in collaborazione con il Dipartimento di Medicina dell’Università Tor Vergata, è il primo studio a dimostrare gli effetti in tempo reale di una terapia psicologica. Confrontando l’attivazione di aree cerebrali di 10 soggetti con grave trauma psichico e 10 soggetti non traumatizzati si è osservato un cambiamento significativo nell’attivazione delle aree cerebrali dopo la terapia EMDR. In pratica l’EMDR sembra trasformare l’esperienza da emotiva in cognitiva, modificando l’attivazione delle aree limbiche (aree con elevata valenza emotiva) e delle regioni corticali con valenza associativa.
Per maggiori informazioni vi consiglio di consultare il sito EMDR.